Discografia

"E' in atto la ri-registrazione di tutti i brani finora prodotti. Invano il Vento per esempio è un brano del 2014, alcuni brani risalgono addirittura al 2006. Ho deciso di farli uscire dalle loro tombe, non tutti. Con alcune canzoni non mi sento più sufficientemente "collegata". Ma le molte altre devono nascere, non posso più aspettare. Ho quasi la necessità di disfarmene."

 

Bianca Bi

INVANO IL VENTO (2018)

Parliamo di arrangiamenti minimali, voce soffusa quasi narrante, delicata vibrazione delle corde e versi criptici.

Tutto inizia con un leggero rumore di acqua. Le onde ed il vento vengono descritte dall’arpeggio dolce della chitarra, unica compagna della voce.

Le parole si susseguono lente e cadenzate, con il sottofondo emergente che come un respiro aumenta e diminuisce al ritmo delle pause. Solo a tratti appare confuso ed indefinito per meglio rappresentare il momento fragile e sfuggevole cristallizzato dal brano.

Ma è la lieve sospensione a metà della canzone che genera tensione, seppure al limite della percezione, e viene subito smorzata dalla limitata estensione della melodia.

Riuscite nel loro delimitato contesto, le strofe fanno emergere la vena indipendente della musicista.

Si dice che il vero cantautore è colui che scrive le canzoni spinto non da motivi commerciali, ma da ispirazione poetica, musicale e creativa e che per definizione trattasi di creatura ibrida, la quale attinge sapienza da un’eredità storica di grande tradizione.

Ecco che allora questo brano racchiude i canoni descritti e necessari per vestire il mantello dell’originalità e dell’autenticità. Infatti, si manifesta sia nella musica che nelle parole la medesima firma che riesce a rendere vero il detto secondo il quale solo chi canta le proprie canzoni ne è l’autentico interprete.

Chiave di volta, intesa come elemento reggente della struttura, è la semplicità. Questa caratteristica risulta essere sempre più rara. Non per niente, ”la semplicità è la cosa più difficile da ottenere a questo mondo; è l’estremo limite dell’esperienza e l’ultimo sforzo del genio” (Sand).

Recensione a cura di Giovanni Pasinato

 

 

SILENZIOSAMENTE (2017)

Il brano è impostato su un giro semplice e minimale dove gli accordi arpeggiati accompagnano bene la melodia che sta a cavallo fra il gregoriano ed il canto aulico, ma con un velo di richiamo a tipiche sonorità battistiane.

Ciò che aiuta a rendere il brano dinamico è tuttavia l’arrangiamento. Organo, synth, doppie voci, ed echos danno spessore al pezzo senza snaturarlo ma anzi arricchendolo di colore e gusto.

Breve quel tanto che basta per incuriosire e non tediare l’ascoltatore, con quella pausa di intermezzo che riprende l’attenzione e funge da sospensione, prima del finale dotato di un piacevole lento attenuarsi.

 

Recensione a cura di Giovanni Pasinato

 

fiera


naufragio

 

Ritorniamo a parlare di quest’artista, credo senza offenderla, di “strada”. Dalla strada infatti provengono le ispirazioni più belle, più vere e che si intrecciano con la propria esperienza facendo scaturire parole e musica.

 

Questa volta, senza limitarci agli arrangiamenti minimali, bisogna dire che gli abbellimenti che maggiormente affiorano all’orecchio sono costituiti non da suoni, ma da silenzi, o meglio da intervalli.

 

Come il silenzio strumentale iniziale che lascia posto alla voce, o lo spazio fra le voci sovrapposte, la distanza espressa dalle parole, come volare e cadere, nuvole e mare, oblio e tempo. Infine, il salto che si percepisce fra un fischio e l’altro proprio nel finale della canzone.

 

Il brano si potrebbe sintetizzare nelle quattro note portanti che esprimono un movimento sinuoso e armonico, dando la cadenza giusta sia per la chitarra che per le linee vocali.

 

Stile che sempre di più sta prendendo forma e struttura, con richiami ad altri precedenti cantautori che hanno percorso il medesimo cammino. Un cammino che sicuramente non è facile, ma che richiede una costante ricerca di particolarità, magari di estensione melodica ad oggi ancora limitata.

 

Un altro passo è stato fatto, ecco l’importante; come un passaggio in verticale sulla roccia, una curva stretta, una virata decisiva per rimanere allineati con il vento. Questo vento che ancora soffia ed accompagna le intuizioni musicali di Bianca Bi. 

 

Recensione a cura di Giovanni Pasinato